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Un professionista che non apporta soluzioni è parte del problema.

Starbucks boicotta Facebook, basta spot sui social

Starbucks, il colosso statunitense che serve caffè e cappuccini a milioni di persone al mondo (ha aperto anche in Italia), si aggiunge alla lista di multinazionali che hanno deciso di non fare più pubblicità su Facebook e gli atri social.

Il quartiere generale della Starbucks a Seattle negli Stati Uniti. Il colosso mondiale dei caffè ha scelto di non fare più pubblicità su Facebook perché fa ben poco per bloccare gli account che diffondono odio razziale. 

Decine di aziende hanno aderito alla campagna di protesta Stop hate for profit.  L’invenzione di  Mark Zuckerberg è stata accusata di non fare abbastanza per contrastare i contenuti razzisti che fomentano l’odio nelle sue pagine.  StarBucks ha informato che non aderisce formalmente alla protesta,  ma ha confermato di aver sospeso gli investimenti pubblicitari su ogni piattaforma social. 

Prima di Starbucks, CocaCola, Levi Strauss, Uniliver, Honda, Verizon,  Ancora, The North Face, Patagonia e Mozilla hanno ritirato le loro pubblicità sui social, in articolare su Facebook.

Gli uffici centrali della Coca-Cola ad Atlanta negli Stati Uniti. La produttrice della bibita gasata già famosa al modo ha ritirato tutte le su pubblicità sui social.

 «Siamo convinti che si debba fare di più per creare comunità online accoglienti e inclusive, e crediamo che sia i leader aziendali sia i responsabili politici debbano unirsi per contribuire a un cambiamento reale. Interromperemo la pubblicità su tutti i social media mentre continueremo le discussioni interne con i nostri partner e con le organizzazioni per i diritti civili nel tentativo di fermare la diffusione dell’hate speech», ha spiegato un portavoce della bibita gasata più famosa al mondo.

La sede centrale di Facebook a Menlo Park, vicino Palo Alto nel Nord della California. Il colosso inventato da Mark Zuckerberg nel 2007 è accusato di fare ben poco per impedire la diffusione dell’odio razziale nei contenuti delle sue pagine.

È un brutto colpo per le entrate pubblicati della creatura di Mark Zuckerberg già sta soffrendo delle conseguenze di queste protesta, lanciata il 17 giugno da un gruppo che promuove la lotta per i diritti civili e che include le americane NAACP, Color of Change e Anti-Defamation League. Secondo Bloomberg  le perdite per la sospensione di questi sponsor ammonterebbero a circa 8 miliardi di dollari. Il Ceo di Facebook ha risposto alla campagna e alle critiche sulla disinformazione che viaggia sulla piattaforma, annunciando nuove etichette che evidenziano i post relativi al voto americano e che rimandano a una pagina informativa. «Non ci saranno eccezioni per i politici in nessuno di questi casi», ha detto. Aggiungendo: «Sono ottimista sul fatto che possiamo fare progressi in materia di salute pubblica e giustizia razziale, mantenendo le nostre tradizioni democratiche intorno alla libertà di espressione e di voto». E il boicottaggio prosegue.