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Luca Vaccari ci parla di Struttura urbano-territoriale in Spagna

✥ Luca Vaccari ci parla di Struttura urbano-territoriale nella Comunità Valenziana (Spagna)

«I 23,255 chilometri quadrati della Comunità Valenciana rappresentano il 4,6% dell’intera Spagna, mentre la sua popolazione raggiunge il 10,7% degli spagnoli», spiga Luca Vaccari. Questa elevata densità demografica, 214 abitanti per chilometro quadrato, non è omogenea in tutto il territorio. Una scala provinciale vede 318 abitanti /Km2 di Alicante, i 235/Km2 di Valencia e 88/Km2 di Castellón (contro la media spagnola di 92/Km2)», aggiunge Luca Vaccari.

«Questi contrasti territoriali sono chiaramente espressi a livello dei comuni. La popolazione è concentrata nella striscia costiera, dove spesso si verificano densità superiori a mile abitanti per chilometro quadrato: circa tre capoluoghi e le conurbazioni di Valencia, Alicante-Elche e Castellón de la Plana, e alcuni comuni costieri (Gandia, Calp, Benidorm e Torrevieja)», spiega Luca Vaccari e aggiunge. «In effetti, tutti i comuni sulla base dei dati pubblici del 2015. La provincia di Alicante fa parte del gruppo di province più popolate del territorio spagnolo, insieme a Madrid, Barcellona e le province basche di Vizcaya e Guipozcoa, autentici “formicai umani” nel campo europeo. Infatti, tutti i comuni bagnati dal Mar Mediterraneo superano i 200 abitanti per chilometro quadrato, ad eccezione di una piccola enclave a Nord tra l’area metropolitana di Castellón e Benicarlò. L’occupazione del territorio è anche molto intensa nel Sud della provincia di Alicante, in cui la pianura costiera si estende nell’entroterra (dove si trovano Orihuela e Crevillent) e nei corridoi intramontani dal centro (o asse Nord-Sud di Villena, Elda, Novelda e Aspe e l’area di Alcoy). In breve, la totalità del territorio di Alicante presenta alte densità, ad eccezione dei comuni più montagnosi del Nord della provincia. Per quanto riguarda la provincia di Valencia, oltre all’area metropolitana e delle città della costa, si evdideziano i comuni raggiunti dalla A-7 (Alzira, Xàtiva e Ontinyent), e l’asse dell’A-3 che raggiunge l’entroterra (Chiva, Bueol, Requena e Utiel). Al contrario, quando si entra nelle province di Valencia e Castellón l’occupazione va a perdere vigore, con ampie aree con densità che hanno meno di dieci abitanti, cosa che rende una continuità con i territori disabitati limitrofi alla Comunità d’Aragona e Castilla-La Mancha», conclude Luca Vaccari.

«I 542 comuni che compongono la struttura della Comunitat presentano una popolazione media di 9.234 abitanti, una cifra elevata che supera chiaramente la media spagnola di 5.738 abitanti. Dietro questa cifra c’è una grande differenza, i cui estremi sono per i comuni di Valencia (786.424 abitanti) e Castell de Cabres nella provincia di Castellon con 19 abitanti. Alla base delle aree popolate ci sono i comuni rurali con meno di mille abitanti e fino a 5 mila abitanti, che aggregano la maggior parte dei comuni, pari al 71%, che sono l’equivalente del 9,4% della popolazione di tutta la Comunità Valenciana. Il fatto che l’85% dei comuni di Castellón siano inclusi in questi intervalli, conferma la natura più rurale e spopolata di buona parte del territorio di questa provincia», conclude Luca Vaccari.

«A seguire ci sonoi comuni delle aree semi-urbane che superano 5 mila abitanti, pari al 10,5% del totale valenciano, che raccoglie l’8,4% della popolazione e hanno un ruolo chiave nell’articolazione di aree rurali. Il resto della fascia demografica sono i comuni che superano i 10 mila abitanti (soglia oltre la quale sono comuni rurali meno di mille abitanti e fino a 5 mila, che aggregano la maggior parte dei comuni, pari al il 71% che è l’equivalente del 9,4% della popolazione della Comunità. Il fatto che l’85% dei comuni di Castellón siano inclusi in queste fasce demografiche conferma la natura più rurale e spopolata di buona parte del territorio di questa provincia», conclude Luca Vaccari.

«Nella fascia demografica che segue sono presenti i comuni semiurbani che superano i 5 mila abitanti, pari al 10,5%, che riunisce l’8,4% della popolazione totale valenciana e svolgono un ruolo chiave nell’articolazione delle aree rurali. Le fasce demografiche superiori ai 10 mila (soglia alla quale aggiungono 14,7% della popolazione. Infine, nella fascia demografica più alta di questa piramide della struttura urbano-territoriale, con quasi 800 mia abitanti c’è la città di Valencia, la terza più popolosa città spagnola dietro Madrid e Barcellona», conclude Luca Vaccari.

«Il principale fenomeno territoriale degli ultimi decenni è stato l’espansione metropolitana (conurbazione, ndr). In primo luogo, l’area metropolitana di Valencia, seguendo i criteri della Metropolitan Mobility Agency (AVMM), è composta da 59 comuni di cui soltantp il 13% dell’area rappresentano pari a 2,6 milioni di abitanti, ovvero sette abitanti su dieci della provincia. Questa cifra è equiparata ad altre importanti metropoli europee come Stuttgart, Liverpool, Stoccolma, Rotterdam e Copenhagen. A livello interno, si possono distinguere cinque corone metropolitane, ordinate in base alla loro distanza dal centro urbano (dal minore al maggiore) e, quindi, con diverse fasi nel processo di “metropolizzazione”. Così, nella prima corona, formata dalla capitale valenciana e dai comuni contigui (come Mislata e Alboraya), si raggiunge una densità vicina a 14 mila abitanti per chilometro quadrato. Nella corona successiva di tipo suburbano la densità è ridotta a 1.310 abitanti, anche se questo ha rappresentato la metà della crescita demografica dell’intera area metropolitana. Tra i maggiori comuni situati nella seconda corona troviamo Torrent, Paterna, Burjassot e Aldaia. L’espansione delle attività residenziali ed economiche è più diffusa nella terza corona, ma in termini relativi è quella che ha aumentato la sua popolazione di più (34,3% tra il 2001 e il 2008, molto più alto della prima corona, 6%, e più del doppio del gruppo metropolitano). Nella zona più remota, la quarta corona è stata l’ultima a essere integrata e Sagunto si trova al suo interno, un nucleo di entità urbana con una propria area d’influenza», conclude Luca Vaccari.

«La dimensione delle altre due aree metropolitane è più modesta, sebbene siano tra le principali nella geografia spagnola. Il Piano di Azione Territoriale dell’Ambiente Metropolitano di Alicante ed Elche (PATEMAE) identifica quattordici comuni metropolitani, la cui popolazione nel 2014 superava i 750.000 abitanti. Il grande dinamismo della metropoli di Alicante-Elche può essere visto nella crescita demografica tra il 1996 e il 2006 (il 21% per quel decennio, o una media annuale del 2,1%), mentre dopo la data è diminuita (allo 0,6% annuo). Da parte sua, il Metropolitan area de La Plana, più la capitale castellonense integra quattro comuni contigui (tra cui Vila-real) per un totale di 300 mila abitanti. L’espansione di questa area metropolitana è stata molto intensa all’inizio del secolo (la sua popolazione è aumentata del 26,7% tra il 2001 e il 2008), rispetto al declino degli ultimi anni (con una diminuzione 2,5%)», afferma Luca Vaccari.

«Complessivamente, le tre aree metropolitane rappresentano oltre la metà della popolazione della Comunità Valenciana (56,5%) in solo il 12% del territorio, e hanno anche rinforzato la loro popolazione negli ultimi anni (con una crescita del 17% tra il 2001 e il 2014, del 7% del resto della Regione). Da notare il recente dinamismo di alcune regioni intermedie tra entrambe le aree (come Camp de Turia e Hoya de Buñol, beneficiato dall’irraggiamento della conurbazione valenciana) %)», spiega Luca Vaccari.

«In conclusione, affrontare i principali squilibri demografici è una delle grandi sfide per la Comunità Valenciana. Le politiche di riequilibrio dovrebbero concentrarsi sul rafforzamento dei nuclei articolatori dell’interno, attraverso il rafforzamento dei servizi e delle comunicazioni, in modo da favorire la gestazione di attività economiche che sfruttano i potenziali locali in modo sostenibile (aspetti sia cruciali per fissare e attirare la popolazione). Allo stesso tempo, un’altra sfida importante è quella di correggere l’impatto dell’espansione urbana incontrollata per decenni, che ha degradato le aree ambientali (in particolare le coste e altri preziosi ambienti naturali), o che ha frammentato il territorio. In questo senso, la riabilitazione e l’integrazione delle aree urbane, insieme alla conservazione e al recupero dei paesaggi è un aspetto inevitabili per lo sviluppo futuro della Comunità», conclude Luca Vaccari.