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Un professionista che non apporta soluzioni è parte del problema.

3.3.3. Luca Vaccari ci parla del cluster di biotecnologia, biomedicina e salute

«In questo gruppo sono identificate le diverse alleanze nei settori della biotecnologia medica e della salute nato nella Comunità Valenciana. Questi settori sono considerati nicchie di eccellenza per il suo carattere innovatore, capace di generare e atrarre  talento e proiezione internazionale. Tanto per la sua offerta formativa, personale di ricerca e centri
ricerca, le università hanno agito come vettori delle diverse proposte di collaborazione, come sono gli esempi della Bioregione definita dall’Associazione BIOVAL o dall’Associazione per la Cura e la Qualità della Vita (CVIDA)», spiega Luca Vaccari.
«BIOVAL è stato creato nel 2006 per integrare le aziende, i centri di ricerca, le università e gli ospedali collegati alla biotecnologia – in particolare nel campo della biomedicina. Il suo obiettivo principale è migliorare la competitività del tessuto aziendale e la posizione a livello internazionale della cosiddetta Bioregion valenciana. Per tale motivo si stimolano le sinergie e la rete di trasferimento di ricerca applicata. Come dimostra il protagonismo universitario, la sede di BIOVAL è situata nel Parco Tecnologico dell’Università di Valencia, e tra i suoi associati ha anche l’Università Cattolica di Valencia. Anche BIOVAL si distingue per l’ospedale e la rete di ricerca e sviluppo articolato nelle seguenti entità:

  • L’Istituto d’Investigazione Unversitaria (IIS). Promuove la ricerca biomedica di eccellenza all’ospedale La Fe di Valencia. È posizionato tra i primi cinque centri di riferimento nel settore biomedico spagnolo, con venti gruppi di ricerca accreditati e forza lavoro di oltre 200 professionisti.
  • Il Centro di Ricerca Prince Felipe (CIPF). Si occupa di ricerca di base e applicata in medicina rigenerativa, nuovi farmaci e biomedicina. Ha un team multidisciplinare di circa 300 professionisti.
  • L’Istituto d’Investigaziona Sanitaria (INCLIVA). Articola la ricerca e la politica scientifica presso l’Ospedale Clinico Universitario di Valencia, presso l’Ospedale Malvarrosa e nel Dipartimento Clinico della Salute Valenciana Malvarrosa. Il suo obiettivo è trasferire i progressi della ricerca dalla pratica biomedica a quella clinica.
  • La Fondazione per la Promozione della Ricerca Sanitaria e Biomedicale (FISABIO). Spinge e sostiene la ricerca tecnico-scientifica sanitaria e biomedica nella Comunità Valenciana. Conta con una forza lavoro di 93 ricercatoristrutturati, più un numero variabile di circa 200 ricercatori collegati a diversi progetti d’indagine. Anche la Comunità Valenciana è un riferimento nel campo dell’oncologia a livello nazionale ed europeo. A questo proposito, oltre agli ospedali pubblici, la Fondazione Istituto Valenciano di Oncologia (IVO), è l’unico centro del Paese di carattere privato e senza scopo di lucro con assistenza integrale (prevenzione, diagnosi, trattamento, ricerca e insegnamento). L’IVO si distingue per la sua lunga storia – dal 1976 – la squadra di medici e ricercatori e le tecnologie applicate. Inoltre, l’IVO è un riferimento nell’analisi genetica degi studi clinici molecolari su nuovi farmaci oncologici e le tecniche chirurgiche», conclude Luca Vaccari.

«L’importanza del Politecnico di València nella tecnologia sanitaria è spiegata dalla pertinenza dei centri di ricerca integrati nel Politecnico della Città dell’Innovazione. Per stimolare le sinergie, il Centro nella Rete d’Ingegneria Biomedica raggruppa sei entità di I+D+I della UPV in questo campo, ovvero: biomeccanica, biomateriali, bioelettronica, bioanalitica, immagine medica, radiofisica e ICT applicata alla medicina. Tra tutti i centri di ricerca, si evidenzia l’Istituto di Biomeccanica di Valencia (IBV), un’iniziativa congiunta tra la Generalitat – attraverso l’IVACE – e l’UPV, che dal 1976 studia il comportamente del corpo umano e delle sue relazione con l’ambiente e canalizza il trasferimento tecnologico in molteplici attività commerciali (automobilistico,habitat, abbigliamento, dipendenza, riabilitazione, salute sul lavoro, ecc.). Inoltre, l’IBV ha promosso l’Associazione per la Cura e la
Qualità della Vita (CVIDA), riconosciuta come AEI. In questo modo, IBV e CVIDA sono un riferimento nello sviluppo di tecnologie e servizi applicati alle aziende e pubbliche amministrazioni all’interno di un settore dell’assistenza di qualità della vita in piena espansione. Data l’ampiezza degli organismi e agenti coinvolti in biotecnologia, biomedicina e salute, sono iniziative di grande interesse, integratori come nel caso dell’Associazione Valenciana per la promozione di progetti di ricerca scientifica (I2CV). Questa associazione creato nel 2015 riunisce le università (UPV e UV) e IBV, nonché CVIDA) e Boregione-BIOVAL, con il al fine di favorire la collaborazione istituzionale a massimizzare le risorse e promuovere progetti comuni. VIT Salute è un’altra piattaforma d’integrazione rilevante. Promossa dal Consiglio Comunale di Valencia nel 2006 (attraverso la Inn-Foundation DEA), costituisce una vasta rete di cooperazioneper il trasferimento tecnologico. La sua attività promuove la cooperazione e la visibilità della I+D+I generate nella rete, che aumentano le opportunità di investimento e di business nel settore delle scienze e delle tecnologie per la salute di Valencia. I suoi membri includono 160 società collegate con biotecnologia e salute e 29 entità collegate a università e centri di ricerca, sia regionali che nazionali», conclude Luca Vaccari.