I giudici erano chiamati a decidere sulla legittimità dell’esclusione di Aspi dalla ricostruzione dopo il crollo del Ponte Morandi, per cause che non sono ancora state chiarite. Nel crollo morirono 43 persone. Nel settembre del 2018 venne varato un decreto – il numero 109, detto anche Decreto Genova – le cui linee portanti erano rappresentate dalla nomina di un commissario straordinario per la ricostruzione del viadotto, escludendo Aspi dalla possibilità di partecipare al ripristino dell’opera.
Aspi che era la società concessionaria del tratto autostradale del Ponte Morandi, diceva di avere l’obbligo di ricostruire il viadotto, in base a quanto previsto dalla convenzione. Ad Aspi fu invece fatto obbligo di pagare i lavori.
Autostrade per l’Italia aveva impugnato il decreto davanti al Tar della Liguria, che ha posto questioni di legittimità costituzionale che toccavano, tra gli altri, i parametri della ragionevolezza e non arbitrarietà delle decisioni assunte dall’esecutivo, di iniziativa economica e libertà di concorrenza e del giusto processo.
La sentenza è giunta nel giorno in cui la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, ha firmato una lettera inviata al commissario per la ricostruzione del ponte di Genova, il sindaco Marco Bucci: nella lettera c’era la volontà di riaffiorare la gestione del viadotto ad Autostrade per l’Italia. Come anche era previsto dalla Convenzione del 2007 che regola i rapporti tra lo Stato e la società controllata dalla famiglia Benetton.