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Un professionista che non apporta soluzioni è parte del problema.

In Spagna aumento i piccoli focolai del virus

Il primo luglio le autorità sanitarie spagnole hanno contato otto nuovi morti per Covid-19, Nell’ultima settimana sono state 19 le vittime. Il totale dei decessi in Spagna si attesta a 28.363 vittime. Sono stati notificati inoltre 149 nuovi casi di contagio (dall’inizio della crisi, 249.659 i casi registrati). Sono 40 i nuovi contagi a Madrid, 21 in Andalusia e 20 in Aragona, mentre in Catalogna sono 17.

Negli ultimi 7 giorni in Spagna sono stati diagnosticati 1.902 casi: quasi il 9% in più rispetto a quelli del 20 giugno, giorno in cui è terminato lo “Stato d’Allarme”. 

La Catalogna è la comunità più colpita dai contagi  (590) a causa dei focolai di  Lérida, poi Madrid (334); Aragona (249), Andalusía (211); Castilla La Mancha (108) e Castilla y León (102). Solo le Asturie non registrano nuovi casi da due settimane.

Nel frattempo i dodici focolai degli ultimi giorni di giugno, quando si passati nella fase della “Nueva normalidad” sono diventati cinquanta secondo quanto scrive El Mundo. La maggior parte, però, sono focolai molto piccoli che coinvolgono poche persone, solitamente nuclei famigliari circoscritti e controllati dalle autorità sanitarie. 

L’aumento di nuovi casi è legato proprio a questi focolai, che erano però previsti a seguito delle riaperture. Non c’è allarme, ma l’invito alla prudenza e a non abbassare la guardia è continuo da parte delle autorità. Soltanto in Andalusia, regione che nei mesi scorsi è stata poco colpita dalla pandemia rispetto ad altre, ci sono 11 focolai attivi a Málaga, Granada, Cadice, Huelva e Almería, con un totale di 219 casi confermati.

Alcuni di questi sono grossi focolai, come quello di Malaga, con 105 casi vincolati a una casa per anziani. A Huesca, tra i braccianti dei campi  e a Lleida. In tutti questi casi i focolai sono legati a condizioni di lavoro e sovraffollamento delle strutture destinate all’alloggio, fra lavoratori della raccolta della frutta e del settore carni. Gli epidemiologia, comunque, avvertono che persistono anche casi derivati dalla inosservanza delle regole igieniche e di distanziamento.