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Un professionista che non apporta soluzioni è parte del problema.

Il decreto Semplificazioni per sveltire tutte le pratiche sugli appalti pubblici

Da sempre un mum di farraginosa burocrazia è da ostacolo agli appalti pubblici per realizzare piccole e grandi opere per il Paese. La ripartenza dell’economia dovrà poggiare su massicci investimenti per piccole e grandi opere: infrastrutture materiali e immateriali di cui l’Italia ha urgente bisogno.

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, (1964) sta spingendo per l’approvazione del decreto legge Semplificazioni per sveltire progettazione, realizzazione e collaudo delle opere pubbliche in Italia.

In questo senso la pandemia e i massicci stanziamenti messi in campo dal governo e dall’Europa possono rappresentare un’occasione unica per ammodernare il Paese e rimettere in moto il sistema economico. Il decreto legge Semplificazioni, la cui bozza è ormai pronta e che potrebbe andare questa settimana all’approvazione del Consiglio dei Ministri dovrà semplificare l’approvazione delle opere pubbliche.

La realizzazione veloce senza intoppi burocratici del nuovo Ponte Morandi a Genova potrebbe fare da esempio al decreto legge per le Semplificazioni per le nuove opere piccole e grandi di cui l’Italia ha bisogno.

Si tratta di una cinquantina di articoli che affrontano i diversi aspetti del problema, conciliando approcci diversi presenti nella maggioranza. Il Movimento 5 Stelle punta sul modello Genova dei commissariamenti diffusi, il Pd più prudente e contrario allo smantellamento del codice degli appalti. Alla fine la proposta messa a punto dal Governo di Giuseppe Conte, tra innovazioni interessanti e riproposizione di vecchi schemi risultati inutili in passato, potrebbe smuovere le acque. Sempre che il consiglio dei ministri prima e il Parlamento poi si diano una mossa nell’approvazione della riforma.

Tra le novità potenzialmente più capaci di sbloccare la situazione ci sono senza dubbio le norme sulle quali ha insistito il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per il superamento della cosiddetta sindrome della firma, che trattiene i funzionari pubblici dal dare il via libera a qualsiasi opera per il timore di finire sotto inchiesta da parte di qualche procura della Repubblica sempre pronta a contestare l’abuso d’ufficio, col rischio di dover rispondere anche di danno erariale alla Corte dei Conti.

Il Consiglio dei Ministri sta lavorando alla stesura definitiva del decreto legge Semplificazioni per abbattere la burocrazia: in particolare sule procedure speciali senza la firma.

In questo senso gli articoli della bozza che circoscrivono l’abuso d’ufficio e la responsabilità erariale ai comportamenti dolosi vanno nella direzione giusta. Così come le norme che velocizzano le procedure in materia di Valutazione di impatto ambientale (Via) e di autorizzazioni da parte degli enti locali.

Queste procedure , come ammette lo stesso Governo, oggi possono durare anche 10 anni. Il decreto prevede l’introduzione di poteri sostitutivi del ministero dell’Ambiente, se l’amministrazione competente non provvede, e in ogni caso la fissazione di termini massimi per le autorizzazioni. È prevista inoltre una procedura speciale accelerata per le opere ricomprese nel Programma nazionale integrato Energia e Clima.

Per velocizzare le prime fasi, quelle dell’appalto, il Governo propone che, fino al 31 dicembre 2021, si proceda senza gara ma con l’affidamento diretto per le opere fino a 150mila euro e con la trattativa diretta con almeno 5 operatori per quelle di importo superiore, riservando la gara vera e propria solo a quelle sopra i 5 milioni, ma prevedendo la possibilità di derogare con procedure a trattativa ristretta anche per le opere di rilevanza nazionale individuate dalla presidenza del Consiglio.

Per l’attuazione delle stesse non verranno nominati commissari ad hoc (previsti solo per particolari opere di elevata complessità), ma le amministrazioni competenti potranno esercitare poteri straordinari in deroga a ogni disposizione di legge salvo le norme penali. Vengono inoltre semplificate le procedure di certificazione antimafia, incrociando le informazioni già presenti nelle banche dati della pubblica amministrazione.

Le intenzioni sono tutte lodevoli. Ma non si può non ricordare i precedenti tentativi, tutti falliti, di individuare le infrastrutture prioritarie da realizzare (di recente la viceministra dell’Economia, Laura Castelli, ha detto che ci sono ancora 127 miliardi di euro da spendere) così come le promesse di incrociare le banche dati. Infine: l’articolo 30 della bozza è dedicato alle misure di semplificazione per la realizzazione della banda larga. Anche qui, non è la prima volta.