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Un professionista che non apporta soluzioni è parte del problema.

Farmaco per l’osteoporosi potrebbe curare Covid in forma lieve/moderata

Un farmaco conosciuto per la cura dell’osteoporosi potrebbe combattere con successo il Covid-19. È il Raloxifene  commercializzato in Europa. Appartiene al gruppo di farmaci definiti “modulatori selettivi dei recettori per gli estrogeni” (SERMs, selective estrogen-receptor modulators).

Da alcune ricerche scientifiche il farmaco Raloxifene ideato per curare l’osteoporosi sembrerebbe efficace contro il Covid-19.

Nella cura dell’osteoporosi, presenta un livello elevato di sicurezza e tollerabilità. Il consorzio europeo “Exscalate4CoV”, che ne sta valutando la potenzialità terapeutica contro Sars-CoV-2, ha ribrevettato il farmaco per la nuova indicazione (uso universalistico) ed è pronto a produrlo in quantità massicce.

Il farmaco Raloxifene commercializzato in Italia per la cura dell’osteoporosi.

In Italia non è stato testato sull’uomo contro Covid, per la scarsità di nuove infezioni, mentre l’autorità sanitaria della Corea del Sud ne avrebbe confermato l’efficacia su alcuni pazienti.

La valutazione delle potenzialità contro Covid-19 del Raloxifene è stata possibile grazie al lavoro del consorzio pubblico-privato “Exscalate4CoV”, supportato dal programma “Horizon 2020” dell’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione, composto da 18 partner (tra cui l’Istituto Spallanzani di Roma) e guidato da Dompé farmaceutici.

L’identificazione della molecola è avvenuta grazie allo screening virtuale condotto da un supercomputer su oltre 400mila molecole messe a disposizione da Dompé e dal Fraunhofer Institute (organizzazione tedesca che raccoglie 60 Istituti di ricerca). Tra le molecole selezionate, è stata data priorità a quelle in fase clinica o già sul mercato, come appunto raloxifene.

Sono state testate 7mila molecole con caratteristiche promettenti: 100 sono risultate attive in vitro e 40 hanno dimostrato capacità di contrastare il virus su cellule animali. Tra questi, il raloxifene è emerso come la molecola più promettente: potrebbe essere efficace nel bloccare la replicazione del virus nelle cellule, e potrebbe quindi ostacolare la progressione della malattia, in particolare nei casi di diagnosi precoce o in casi asintomatici.

I ricercatori hanno indicato che i suoi vantaggi includono l’elevata tollerabilità del paziente, la sicurezza e il profilo tossicologico altamente consolidato. Ora sarà però necessario effettuare tutte le sperimentazioni cliniche per provarne l’efficacia contro Covid-19.

Al centro del progetto c’è “Exscalate” (exascale smart platform against pathogens), piattaforma di supercalcolo intelligente (una delle più potenti al mondo) che sfrutta una “biblioteca chimica” di 500 miliardi di molecole. La Commissione Europea sostiene il consorzio con 3 milioni di euro nel quadro del programma contro Sars-CoV-2.

Lo scopo di “Exscalate4Cov” è duplice: individuare i farmaci più sicuri e promettenti per il trattamento immediato della popolazione infetta e, nella seconda fase, trovare molecole capaci di inibire la patogenesi del coronavirus per contrastare i contagi futuri. La proprietà intellettuale dei risultati prodotti da “Exscalate4CoV” è stata protetta, per promuovere l’accesso universale alle cure che ne potranno derivare: tutti i dati scientifici prodotti dal consorzio saranno resi di dominio pubblico.

Per quanto riguarda raloxifene, il consorzio sta discutendo con l’Agenzia europea per i medicinali l’accesso ai trial clinici sull’uomo. Sarà il Comitato etico dell’Istituto Spallanzani di Roma a decidere il via libera all’uso del farmaco contro il coronavirus in Italia.

La Commissione Europea ha mostrato grande soddisfazione per la scoperta delle potenzialità del farmaco Raloxifene contro il Covid-19.

La Commissione Europea, in un comunicato, ha espresso grande soddisfazione: «Questo è uno dei tanti esempi di come il programma di ricerca e innovazione “Horizon 2020” stia riunendo il meglio dei ricercatori, delle aziende farmaceutiche, delle tecnologie e delle infrastrutture di ricerca europee per contribuire a sconfiggere il virus».

Mariya Gabriel, commissaria per l’Innovazione, ricerca, cultura, istruzione e gioventù, ha dichiarato: «Oggi abbiamo bisogno della scienza più che mai. Da gennaio abbiamo mobilitato tutti i nostri sforzi per supportare gli attori della ricerca e innovazione nei rispettivi campi per trovare soluzioni e bloccare il virus».

Mariya Gabriel, commissaria per l’Innovazione, ricerca, cultura, istruzione e gioventù.

E Thierry Breton, commissario per il mercato interno: «Questi primi risultati dimostrano il valore della cooperazione unendo le migliori capacità che l’Europa ha da offrire nei settori della scienza biomedica e dell’informatica. Continueremo a mobilitare tutte le tecnologie disponibili, compresa l’intelligenza artificiale, per combattere il coronavirus».

Andrea Beccari è il medico e ricercatore italiano nominato dalla Commissione Europea alla guid della task-force “Exscalate4Cov” per contattare e sconfiggere il Covid-19.

 

«Con “Exscalate4Cov” la Commissione Europea ha voluto creare un nuovo modello per contrastare le epidemie — ha detto Andrea Beccari, ricercatore e responsabile del progetto —. La Commissione ha messo insieme le eccellenze europee lungo tutta la filiera dal supercalcolo, dalla capacità di calcolo garantita dai supercalcolatori come Cineca in Italia, alle Università, Centri di ricerca, alla clinica e all’ente regolatorio Ema (Agenzia europea per i medicinali), al fine di garantire un accesso veloce e universalistico alle potenziali cure».