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Pensioni più leggere dal 2021: ecco perché e chi subirà il taglio

Dal primo gennaio 2021  pensioni più leggeri secondo quanto ha stabilito il decreto 1.06.2020 sulla revisione triennale dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo. Dal 1 gennaio 2021, in pratica, i coefficienti di trasformazione eroderanno il montante contributivo per chi andrà in pensione.

Secondo la riforma Dini, il montante contributivo accumulato dal 1996 in poi è soggetto a rivalutazione media quinquennale legata all’andamento del Pil. Dal 2012, viene aggiornato ogni tre anni e il prossimo aggiornamento è previsto a partire dal prossimo anno quando verrà recepita anche la variazione del Pil negativo.

In base al decreto approvato a giugno, le pensioni decorrenti dal prossimo anno avranno una quota contributiva più leggera per effetto dei nuovi coefficienti che si applicheranno per le pensioni che avranno decorrenza dal 1° gennaio 2021, quindi non sono interessati i soggetti già pensionati, nonché coloro che accederanno alla pensione il 1° dicembre 2020.

Il taglio dei coefficienti, che oscillava da 4,20% in corrispondenza dei 57 anni a 6,513% per chi accedeva a pensione con 71 anni, dal prossimo anno si abbassa tra 4,186% e 6,466%. A conti fatti, come scrive Il Sole 24 Ore, una dipendente pubblica con 67 anni di età e con meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, e quindi con una quota contributiva dal 1° gennaio 1996 e con un montante contributivo di circa 681mila euro, vedrà calare il suo assegno complessivo da 64mila euro a 63.700 euro.

Per i lavoratori con almeno 18 anni di contributi entro il 1995 invece l’impatto sarà minore considerato che la quota contributiva viene calcolata dal 1° gennaio 2012. Ciò comporta che a fronte di un montante contributivo di 100mila euro, derivante da uno stipendio annuo di 30mila, la quota contributiva di pensione scenderà da 5.604 euro a 5.575 euro, con un taglio di 29 euro lordi annuali.