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Un professionista che non apporta soluzioni è parte del problema.

Fase 2: per bar e ristoranti i ricavi sono la metà di prima l’emergenza

Non si placano le difficoltà per bar e ristoranti italiani a tre settimane dalla riapertura nella Fase 2. Secondo un’indagine della Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), in media gli esercizi registrano un calo del fatturato che si attestano intorno al 53%. Dunque, incassi più che dimezzati rispetto al periodo pre-Covid.

Un ristorante in Italia che ha adottato misure sanitarie straordinarie per impedire I contagi. Chi è seduta a tavole, indossa le mascherine ed è divest da un pannello in plexiglas.

La situazione resta critica anche per l’occupazione: solo nel 30% delle aziende è tornata al livello pre-covid, mentre nel 31,5% il personale impiegato è ancora inferiore del 50% o più.

Emerge dall’indagine condotta dal Centro Studi di Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, per analizzare l’andamento di bar e ristoranti in questo primo periodo della Fase 2.

“Il bilancio a tre settimane dalla riapertura conferma tutte le nostre preoccupazioni sulla capacità di tenuta delle imprese dinanzi ad una ripartenza difficile e per molti aspetti attesa. – dichiara Aldo Cursano, Vicepresidente Vicario di Fipe – Con un calo del fatturato di oltre il 50% nessuna impresa riuscirà ad andare avanti a lungo senza misure di sostegno sul versante dei costi e senza una robusta capacità finanziaria.

“Per questo stiamo continuando a chiedere interventi sul costo del lavoro, su canoni di locazione e Imu e sulle scadenze fiscali in attesa che la domanda torni ad un livello che permetta alle imprese di reggersi sulle proprie gambe. Ma sapendo che di turisti stranieri – prosegue Cursano – ne vedremo pochi per un periodo ancora lungo dovremo necessariamente puntare sulla domanda interna con una comunicazione rassicurante e con iniziative di promozione stimolanti”.

Clienti e personale dei bar devono indossare mascherine e guanti. Bancone e tavoli vanno santificati di continuo.

Sulla ristorazione post Covid-19, in Italia, quindi, ci sono ancore poche luci ma molte ombre,  Il 94,9% dei bar e l’89,4% dei ristoranti risultano in attività mentre rispettivamente il 3,1% e il 7,3% sono in procinto di farlo. Il 2% dei bar e il 3,3% dei ristoranti dichiarano di restare ancora chiusi anche nel prossimo futuro. Pur in presenza di un miglioramento dell’umore degli imprenditori sull’andamento dell’attività (9,9% della 1 settimana vs. il 17,2% della terza), più della metà degli intervistati (circa 54%) dà ancora un giudizio fortemente negativo e meno della metà degli intervistati (46,1%) si dichiara soddisfatto di aver riaperto.

Forte incertezza anche sul futuro: il 66,5% ritiene che non riuscirà a tornare ai volumi di attività pre-Covid. Come detto, il calo medio del fatturato registrato in questo periodo è stato del 53,5%, nel dettaglio parliamo del 54,8% per i ristoranti e del 49,9% per i bar. Per il 53,5% delle aziende intervistate a mancare sono soprattutto i turisti, in particolare stranieri, ma il restante 46,5% lamenta anche la mancanza di clientela residente.

Il focus dell’indagine si è poi spostato sugli aiuti messi in campo dalle Istituzioni, con particolare riferimento ai prestiti garantiti previsti dal DL liquidità. Il 65,1% delle aziende ha fatto ricorso a questa misura, il 51,7% per un importo fino a 25.000 euro, il 13,4% per un importo oltre i 25.000 euro. Tuttavia solo il 56,8% ha già ottenuto il prestito richiesto.