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Un professionista che non apporta soluzioni è parte del problema.

Un piano per diminuire il contante e spingere i consumi con i vari bonus, contrastando l’evasione fiscale

Il Governo mette in atto due piani per limitare l’uso dei contanti e spingere il contrasto al riciclaggio e il recupero dall’evasione fiscale. Altri tre piani  per spingere i consumi e dar fiato all’economia, attraverso diverse forme di bonus alle famiglie che permettano loro di alleviare le difficoltà del post-Covid-19 e magari tornare a livelli di spesa del passato.

Si va dal taglio al tetto per l’uso del contante al via al bonus vacanze, con un ricco piano di novità che arrivano con l’inizio di luglio.

Dal primo luglio il testo per lo scambio di denaro in contanti scende da 2.999 euro a 1.999. Entro il 2022 il limite si abbasserà ulteriormente a 999 euro. Un metodo per combattere riciclaggio ed evasione. Tutto avverrà con mesi tracciabili (bonifici e arte di credito).

Il tetto all’uso del contante torna a scendere da 3 a 2 mila euro. Significa che per tutti gli scambi di denaro – con un’altra persona (sia anche un familiare) o un’azienda – il limite consentito è di 1.999,99 euro. Il limite riguarda anche i titoli al portatore in euro o valuta estera. Oltre quello, bisogna utilizzare strumenti tracciabili come un bonifico.

Non ci sono invece limiti ai prelievi dal proprio conto corrente o ai versamenti, perché in questo caso non c’è il concetto di “scambio” ma il denaro resta nella disponibilità personale.

La disposizione era stata inserita nel collegato fiscale con la manovra di bilancio per il 2020. Ed è un passaggio soltanto parziale: dal gennaio del 2022, infatti, si scenderà ulteriormente a mille euro di tetto. Si ripristinerà così quanto era stato deciso con il governo dei Professori di Mario Monti, mentre era stato Renzi a rialzare il tetto a 3 mila euro.

Il Governo di Mario Monti, detto £dei Professori”, aveva stabilito il tetto massimo del contante a euro 999. Fu il premier Matteo Renzi ad alzare la soglia fino a 2.999. 

Il decreto fiscale ha ritoccato le sanzioni per chi non rispetta questi obblighi, facendo scendere il minimo edittale in ragione di un possibile ampliamento della platea. Dai 3 mila in vigore, è fissato a 2 mila euro per le violazioni commesse e contestate dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021, poi scenderà ancora a mille euro per quelle successive. È vietato trasferire somme superiori al limite anche quando si effettuano più pagamenti, inferiori al tetto, ma ‘artificiosamente frazionati’.

Sempre da mercoledì 1° luglio, per i commercianti, artigiani e professionisti che hanno l’obbligo di installare il Pos per incassare i pagamenti attraverso gli strumenti elettronici è previsto un credito d’imposta nella misura del 30% dei costi (sia fissi che variabili) che sostengono per l’installazione e la gestione delle ‘macchinette’.

Tutti i lavoratori autonomi, già al 2015 devono accettare pagamenti soltanto con il POS o i bonifici bancari. Il Governo ha varato una legge per contribuire fino al 30% delle spese dei commercianti e degli artigiani che usano il POS.

Un aiuto che va a coprire le commissioni applicate dai prestatori di servizi di pagamento per le cessioni di beni e le prestazioni di servizi rese nei confronti di consumatori finali (persone fisiche che agiscono per scopi estranei all’attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta) e regolate con carte di credito, debito o prepagate ovvero mediante altri strumenti di pagamento elettronici tracciabili.

Il bonus è previsto per i commercianti e professionisti fino a 400 mila euro di ricavi o compensi. I provvedimenti attuativi di Entrate e Bankitalia hanno dettagliato che il fornitore del Pos deve comunicare all’esercente entro il 20 del mese successivo l’elenco delle operazioni tracciabili effettuate, il valore di quelle complessive e quelle riconducibili ai consumatori finali e le commissioni addebitate. In base a questi dati, i commercianti potranno determinare la base di costi sostenuti sulla quale applicare il credito d’imposta al 30%.

Dal mese successivo a quello di riferimento, il credito potrà esser usato in compensazione tramite F24 e andrà riportato nella dichiarazione dei redditi, non concorrendo alla formazione né della base imponibile ai fini delle imposte sui redditi né del valore della produzione ai fini dell’Irap. In sede di discussione del decreto fiscale, era saltata la previsione di sanzioni per chi non accetta pagamenti con le carte con la conseguenza – rimarcata criticamente dal Codacons – “che da domani dotarsi di Pos e accettare o meno pagamenti elettronici sarà ancora a discrezione dell’esercente, e nulla cambierà rispetto al passato, considerato che l’obbligo del Pos esiste in Italia già dal 2014”.

Con il “Bonus Vacanze” le famiglie con Isee in corso di validità fino a 40 mila euro, possono richiedere con l’identità digitale Spid e l’App dei servizi pubblici IO un Qr-code un contributo fino a 500 euro  da spendere presso strutture alberghiere. 

Le famiglie con Isee in corso di validità fino a 40 mila euro, possono richiedere con l’identità digitale Spid e l’App dei servizi pubblici IO un Qr-code da spendere presso strutture ricettive, agriturismi e b&b in Italia. Si può fare una richiesta per famiglia, ma l’utilizzo può essere anche da parte di un familiare che non ha fatto la richiesta. Il bonus è a calare: 500 euro per i nuclei composti da almeno tre persone, 300 euro per quelle di due e 150 euro per i single.

Il bonus, spendibile solo in Italia e solo in unica soluzione, è costituito da due parti: per l’80% viene incassato dalla famiglia come “sconto” direttamente dall’albergatore. Nel caso si abbia diritto a un bonus di 500 euro, per esempio, ne verranno sottratti 400 direttamente dal conto di fine-vacanza. Sarà poi l’albergatore a recuperare quella cifra in forma di credito d’imposta. Il restante 20% (i cento euro del nostro esempio) è invece scontabile dalla famiglia come detrazione Irpef (motivo per cui bisogna far attenzione alla capienza).

Al via il primo luglio, ma con nodi da sciogliere ai supplementari, è anche il maxi-credito d’imposta al 110% per i lavori edilizi di efficientamento energetico, antisismici, di installazione di pannelli fotovoltaici e colonnine di ricarica per i veicoli elettrici. La conversione del dl Rilancio  potrebbe modificarne alcuni termini (probabile l’estensione a tutte le seconde case, mentre è in forte dubbio quella per gli alberghi, e taglio dei massimali di spesa), ragione per cui latitano i chiarimenti applicativi che potrebbe necessitare di qualche settimana.

Il Governo mette a disposizione anche il maxi-credito d’imposta al 110% per i lavori edilizi di efficientamento energetico, antisismici, di installazione di pannelli fotovoltaici e colonnine di ricarica per i veicoli elettrici. 

Per la riqualificazione energetica, l’impianto di base prevede la detrazione potenziata per gli interventi effettuati dal 1° luglio al 31 dicembre che consentano il miglioramento di due classi energetiche (o del conseguimento di quella superiore, se il doppio salto fosse impossibile): si tratta di cappotto termico degli edifici e sostituzione degli impianti di riscaldamento. In presenza di questi lavori, anche gli altri interventi di riqualificazione (come gli infissi) vengono incentivati al 110 per cento. Per gli interventi di miglioramento in chiave anti-sismica, la detrazione d’imposta sale al 110% purché gli edifici non siano ubicati in zona sismica 4.

Dal primo luglio fino alla fine del 2020, tutti gli interventi per l’adeguamento e il miglioramento degli impianti di riscaldamento, climatizzazione o produzione elettricità con impianto fotovoltaico saranno incentivati dallo Stato fio al 65% della spesa totale. 

Per questa tipologia di lavori, i contribuenti possono scegliere di rinunciare alla detrazione fiscale (che si incassa in cinque rate annuali) in cambio di uno sconto in fattura operato direttamente dalla ditta oppure della trasformazione in credito d’imposta da cedere a soggetti terzi (come le banche) in un accordo che consenta di fatto di avere il lavoro gratis. Possibile trasformare le detrazioni in crediti anche in relazione alle rate residue di “vecchi” lavori edilizi.

Sempre con luglio, infine, scatta un’altra eredità legata alla manovra fiscale, questa volta in direzione di riduzione del cuneo. Con il nuovo mese entrano in vigore le modifiche al bonus Renzi da 80 euro, decise con la legge di Bilancio per il 2020 e il relativo collegato fiscale. I lavoratori dipendenti non dovranno fare nulla, saranno i datori – nel ruolo di sostituti d’imposta – a regolare le buste paga. Per gli undici milioni di lavoratori che costituiscono la platea dell’ex bonus Renzi (reddito da 8.174 a 26.600 euro), il beneficio mensile sale da 80 a 100 euro.

Il Bonus di 80 euro alle buste paga inferiori a 1.400 euro mensili, deciso nel 2016 da Matteo Renzi, all’epoca Presidente del Consiglio, è aumentato a 100 euro.

Stessa cifra recapitata al nuovo scaglione di redditi beneficiari, quelli fino a 28 mila euro: sono, a conti fatti, quelli che incassano l’aumento maggiore. Da lì a 40 mila euro di redditi, il bonus si trasforma in una detrazione fiscale decrescente fino ad azzerarsi: beneficio calante tra 480 e 80 euro per i redditi fino a 35 mila euro, tra 80 e zero per l’ultima fascia di stipendi. Il dl Rilancio ha chiarito che il bonus (sia Renzi, che il nuovo) è dovuto anche ai lavoratori che risultassero incapienti per il minor reddito di lavoro prodotto nel 2020, a causa del Covid. La manovra sul cuneo riguarda 16 milioni di lavoratori con un effetto da 7 miliardi e 458 milioni.