Provenendo da Ventimiglia e dal confine francese, ecco un primo cantiere stradale incompiuto: il traforo di Armo. Dovrebbe collegare le province di Imperia e Savona con quella di Cuneo in sette minuti. Invece ce ne vogliono trenta, salvo incolonnamenti che nel fine settimana sono come una tassa, non mancano mai.
Il traffico si riversa su un tracciato di 14 km che attraversa undici piccoli comuni. Ci vorrebbero due anni e nove mesi per concludere i lavori ma è tutto fermo da almeno cinque anni. A quel punto un turista qualunque potrebbe decidere di evitare lo strazio e andare in treno partendo dalla stazione di Andora (provincia di Savona), magari salendo su un Intercity visto che qui l’alta velocità non esiste.
Ma rischierebbe di restare lì per molti anni ancora visto che il raddoppio ferroviario per Finale Ligure è nelle carte di qualche cassetto dal 6 marzo 2002, giorno in cui fu firmato l’accordo generale tra Governo centrale e Regione prevedendo mille posti di lavoro tra edili e indotto e ricadute economiche per 3,9 miliardi solo per la regione.
Una previsione che va avanti da circa cinquant’anni e che in tutto questo tempo ha prodotto solo la realizzazione di un primo tratto fino a San Lorenzo al Mare concluso un anno e mezzo fa: circa 30 km, cioè la metà di quelli in programma. E quindi la tratta ferroviaria resta a un solo binario, con i treni che devono fermarsi per dare precedenza.
Cantieri interrotti sono sparsi su tutto il territorio della Liguria con la viabilità fortemente difficoltosa in qualsiasi direzione si vada. Nel periodo estivo la situazione peggiora con la sopraggiunta del traffico da Milano.
Lo sa bene Americo Pilati, il presidente di Federalberghi Liguria, proprietario di due alberghi a Diano Marina in provincia di Imperia e che a 74 anni trova il modo di stupirsi: «Ma perché ci fanno questo a noi liguri? Abbiamo già sofferto tanto. Stiamo riaprendo gli alberghi con grande difficoltà, abbiamo abbassato i prezzi per attirare turisti ma da milanese che viene dal Lago di Garda le dico che anche i milanesi si stancheranno presto di questo caos sulle strade».
Turisti e automobilisti che vengono da Lombardia, Piemonte o Toscana trovano le medesime difficoltà e finiscono incolonnati. Sentendo le sue parole, ad Andrea Tafaria, il segretario generale della Filca Cisl che ci accompagna in questo viaggio, viene in mente la Pontremolese, un progetto di potenziamento della linea ferroviaria per collegare la Pianura Padana con l’Europa centrale, in particolare i porti di Livorno e La Spezia. La prima stesura è targata 1981 e ad oggi è stata completata solo in alcuni tratti.
Il traforo Armo-Cantarana di cui sono stati scavati appena duecento metri, giace abbandonato da decenni in mezzo alla boscaglia. È finito così il collegamento veloce tra Liguria e Piemonte, anche se l’opera è inserita nel Piano settennale di Anas 2020-2027. L’Aurelia bis accomuna la Liguria, da Ponente a Levante. Sul versante savonese si traduce in un asse tangenziale alla città di Savona completo solo all’80%.
Attualmente i lavori sono fermi. Il troncone iniziale e quello finale della strada sono quasi completi ma non c’è quello di mezzo. Nel tratto che arriva a La Spezia, invece, i lavori sono sospesi a causa di un contenzioso tra Anas e la società appaltatrice dei lavori benché i fondi (10 milioni di euro) siano già stati stanziati dal Governo.
Eppure, per andare a vedere il tracciato di Savona e quello di La Spezia sono state necessarie quasi sei ore (a dispetto delle due ore e mezza previste) tra incolonnamenti, rallentamenti, deviazioni, frane, restringimenti di corsia, svincoli chiusi e lavori in corso sul manto stradale.
Ancora una volta si parla della leggendaria Gronda, un sistema viario quasi del tutto sotterraneo per un totale di 72 km di autostrada che avrebbe risolto i problemi di circolazione. Sulla sola città di Savona ogni settimana si riversano duecento tir, questo perché da oltre un anno le funivie che dal porto trasportavano il carbone nella Val Bormida, sono ferme. Ora quei carichi sono tutti su gomma.