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Un professionista che non apporta soluzioni è parte del problema.

Imprese sostenibili: Italia più virtuosa, ma resta indietro rispetto al resto d’Europa

Gli imprenditori italiani aumentano la loro consapevolezza sull’importanza di politiche per la protezione  dell’ambiente, anche se rispetto alla media europea, questa consapevolezza è più bassa.  Lo evidenzia una ricerca  presentata alla Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico, la Cop25 in svolgimento fino al 13 dicembre a Madrid.

Dallo studio emerge che il 74% delle aziende italiane ha severe regole per la riduzione delle emissioni, mentre la media europea è l’81%: tuttavia è ammirabile il miglioramento negli ultimi cinque anni.

Lo studio, che analizza le iniziative adottate dalle imprese per limitare l’impatto sull’ambiente, si basa su un database ESG (ambientale, sociale e di governance), che contiene i dati di 9 mila società quotate, pari al 70% della capitalizzazione di mercato globale, evidenza inoltre che solo il 37% delle aziende italiane ha fatto disclosure sui target di emissioni (rispetto al 51% a livello europeo), percentuale invariata dal 2013.

Appare più virtuosa la fotografia della produzione di rifiuti: in media un’azienda italiana produce 46,3 tonnellate di rifiuti per ogni milione di dollari di ricavi, rispetto ad una media globale di 3.681 e di 1.026 a livello europeo.
È crescente l’attenzione sull’impatto ambientale della supply chain (la catena di distribuzione): il 70% delle aziende italiane comunica le politiche ambientali dei propri fornitori, con un aumento del 36% rispetto al 2014 e in linea con l’Europa, pari al 71%, e significativamente superiore rispetto a quella globale, pari al 52%.