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Un professionista che non apporta soluzioni è parte del problema.

Elezioni Usa, Biden stacca di 12 punti il presidente Trump

Joe Biden, l’ex vice presidente durante l’amministrazione di Barack Obama, e ora candidato alla Casa Bianca alle elezioni del prossimo novembre, secondo un sondaggio di Fox News, avrebbe staccato di 12 punti l’attuale presidente in carica Donald Trump.

Donald Trump (1946) è il 45° Presidente degli Stati Uniti in carica dal 20 gennaio 2017. È figlio di Fred Trump, un facoltoso imprenditore di New York, da cui è stato fortemente influenzato nel proposito di intraprendere una carriera nel medesimo settore. Si è laureato in Economia alla University of Pennsylvania.

Un’umiliazione per Trump che accusa le tensioni razziali del Paese. Ha dodici punti percentuali in meno rispetto allo sfidante per il Partito Democratico Joe Biden: ora The Donald si prepara alla riscossa con una grande manifestazione questa sera  nella roccaforte repubblicana di Tulsa, in Oklahoma.

Alla manifestazione dovrebbero partecipare un milione di persone, secondo quanto riferito alla stampa dalla Casa Bianca,  anche se il Centro dove si terrà questo primo rally trumpiano, dopo l’inizio della pandemia contiene solo 19 mila posti. Un numero che è sempre troppo elevato quando l’epidemia in Usa non dà segni di diminuire e continua a contagiare migliaia di persone ogni giorno.

L’organizzazione repubblicana promette di distribuire a tutti le mascherine, ma non intende obbligare i partecipanti a indossarle, né a mantenere le distanze di sicurezza. D’altra parte, Trump è sempre stato il primo a sottovalutare i rischi del Covid 19 e a snobbare le misure di sicurezza. Accanto al rischio di creare un nuovo, pericolosissimo focolaio del virus, la presenza di Trump provocherà forti contestazioni.

Joseph Robinette Biden, Jr. (1942) è stato vice presidente degli Stati Uniti sotto l’amministrazione di Obama dal 2009 al 2017.
In passato è stato senatore del Delaware dal 1973 al 2009 e attualmente è il candidato democratico in pectore per le elezioni presidenziali del 2020.

Intanto continuano ad arrivare in città tanti giovani che intendono protestare contro il razzismo, contro quella violenza della polizia che ha portato alla morte di George Floyd, e soprattutto contro Trump, cui non perdonano le dichiarazioni incendiarie sui rapporti tra bianchi e afroanericani. Del resto, proprio alla vigilia del rally, il presidente ha mandato un tweet minaccioso. “I manifestanti, gli anarchici, i facinorosi, i saccheggiatori che arrivano in Oklahoma, non saranno trattati come a New York, Seattle o Minneapolis”, ha scritto Trump con tono provocatorio, perché già nel passato aveva accusato i sindaci democratici di quelle città di essere stati troppo permissivi con le proteste, che lui invece avrebbe voluto schiacciare. E comunque le autorità di Tulsa si sono già adeguate alla volontà trumpiana, imponendo un coprifuoco serale di tre giorni per scoraggiare le manifestazioni e preparando le forze dell’ordine a ogni evenienza.

Di sicuro Trump arriva molto debole a questo appuntamento. Anche se Wall Street è in piena effervescenza, l’economia manda segnali preoccupanti. Il nuovo libro di John Bolton, l’ex-consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha messo a nudo le prevaricazioni, gli abusi e l’ignoranza del presidente, che sta ancora cercando di bloccarne la pubblicazione prevista per il 23 giugno.

E, come se non bastasse, i sondaggi mostrano l’indebolimento progressivo, e forse irrimediabile, di Trump. Il 56 per cento degli americani, secondo il nuovo sondaggio di Fox News, la rete conservatrice di Rupert Murdoch, condanna la risposta della Casa Bianca alle proteste e il modo in cui Trump ha gestito le difficoltà razziali. E il sondaggio indica che, se le elezioni si dovessero tenere oggi, Biden avrebbe il 50 per cento dei voti, rispetto al 38 di Trump.

Questa fragilità del presidente provoca molto malessere e paura in campo repubblicano e al tempo stesso una reazione sempre più aggressiva da parte di Trump. In una intervista a Politico, ha criticato l’ipotesi del voto per corrispondenza e ha ventilato la possibilità che potrebbe non accettare il responso delle urne. Intanto i messaggi elettorali del presidente fanno sempre ricorso a tentativi di manipolazione della verità. Tanto che i social media hanno assunto un atteggiamento molto più intransigente del passato. Proprio ieri ad esempio Twitter ha bollato come “manipulated media” un video postato da Trump.