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Un professionista che non apporta soluzioni è parte del problema.

Dopo lo stop di Erc per la sentenza UE, Madrid accelera per formare il Governo

Dopo la scossa politica che ha mosso la Catalogna con la sentenza della Corte Europea di Giustizia su caso dell’immunità di europarlamentare eletto dell’ex vice presidente catalano Oriol Junqueras, di cui il Tribunale a Lussemburgo chiede la sua immediata scarcerazione, con lo stop della Sinistra Repubblicana Catalana e indipendentista ad appoggiare un nuovo governo a guida Socialisti e Podemos, il premier ad interim Pedro Sánchez non si è perso d’animo. Il politico più votato alla ultime elezioni dell’11 novembre, spera che la trattativa con gli indipendentisti catalani si ricomponga a breve, in modo da dare alla Spagna un esecutivo forte e longevo.

La portavoce del Consiglio dei Ministri, Isabel Celaà, ha “implorato” i vertici di Erc a non utilizzare il verdetto della Corte Europea come arma per ostacolare l’appoggio al premier. Ormai le trattative tra Psoe, Up ed Era vanno avanti da oltre due settimane: I Socialisti chiedono ai catalani di astenersi dalla  votazione di investitura a premier di Sánchez in modo da avere i numeri giusti. Psoe e Podemos, infatti, hanno una maggioranza minima e necessitano dei voti di tutti i partiti indipendentisti e regionalisti di Spagna per governare con più serenità. In pratica i Socialisti spagnoli stanno chiedendo a Erc lo stesso “favore” che avevano chiesto la scorsa tarda primavera, all’indomani della vittoria alle elezioni, a Ciudadanos che disse “no” e fece decadere l’investitura di Sánchez e aprì al secondo turno elettorale in autunno.

Tuttavia  la sentenza della Corte Ue e il ritorno in campo del presidente di Erc Junqueras, potrebbe modificare le carte in tavola: Erc da sempre chiede la liberazione dei suoi uomini di partito in galera: erano alla Generalitat nel 2017 sono  ritenuti “prigionieri politici” di una Spagna “repressiva”. Junquers potrebbe porre delle dure condizioni a Sánchez.