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Un professionista che non apporta soluzioni è parte del problema.

Btp Italia da record, tutti i numeri della sedicesima emissione

Grande successo per la sedicesima emissione dei Btp dello Stato. La prima fase dedicata al retail ha visto il 72% di investitori individuali e il 28% private banking. Mentre tra gli istituzionali il 51,9 per cento è stato di investitori domestici, il restante 48,1 per cento dell’emissione è stato sottoscritto da investitori esteri.

Con riferimento alla prima fase, dei 383.966 contratti conclusi sul Mot (il Mercato telematico delle obbligazioni e titoli di stato di Borsa Italiana) circa il 60 per cento è stato di importo inferiore ai 20.000 euro, mentre se si considerano i contratti fino a 50.000 euro, si arriva circa all’88 per cento del totale relativo a questa fase.

Il palazo della Banca d’Italia a Roma

La seconda fase, dedicata agli investitori istituzionali, che si è svolta nell’arco di 2 ore durante il quarto giorno del collocamento, ha visto un controvalore complessivo domandato superiore all’ammontare finale offerto, quest’ultimo pari a 8.300 milioni di euro. In particolare, il 59 per cento dell’ammontare emesso è stato collocato presso le banche ed il 23,7 per cento presso asset manager.

Una quota pari al 6,3 per cento è stata assegnata a banche centrali e istituzioni ufficiali, mentre il 7,2 per cento dell’emissione è stato sottoscritto da hedge fund. La restante quota del 3,8 per cento è stata allocata ad assicurazioni (il 2,8 per cento) e istituzioni non finanziarie (l’1 per cento).

Il collocamento del titolo nella Seconda fase ha visto una presenza predominante di investitori domestici, che ne hanno sottoscritto il 51,9 per cento, mentre il restante 48,1 per cento dell’emissione è stato sottoscritto da investitori esteri.

Tra gli investitori esteri la quota più rilevante, pari al 42,6 per cento, è stata collocata in Europa, in particolare nel Regno Unito (il 27,9 per cento), in Francia (il 5,7 per cento), in Germania (il 3,7 per cento), nella penisola iberica (l’1,9 per cento), nei paesi nordici (l’1,6 per cento) e presso altri paesi europei (l’1,7 per cento).

Il restante 5,5 per cento dell’emissione della seconda Fase è stato collocato presso investitori mediorientali (il 4,7 per cento) e statunitensi (lo 0,8 per cento)