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Un professionista che non apporta soluzioni è parte del problema.

A Madrid aumenta la protesta dei “ricchi” contro il Governo

Da quando  in Spagna è iniziata l’emergenza per il Covid-19, a Madrid e nelle principali città spagnole, verso le 18, subito dopo l’arrivo del bollettino dei casi di contagi e di decesso per l’epidemia, i madrileni e tutti gli altri spagnoli si affacciavano ai balconi con pentole e martelli o mestoli e iniziavano a picchiare, tamburellare forte, provocando una cacofonica, sgraziatissima melodia di rumori . Era una forma per esprimere il proprio disagio e dissenso per obbligo di  confinamento, di privazione delle libertà, ma anche per denunciare il Governo che aveva fatto e stava facendo ben poco. Ma c’era anche, in un momento,  lo scroscio abbondante della pioggia di applausi per il popolo dei camici bianchi, i medici, gli infermieri e tutti i paramedici che lavorano 24 ore al giorno per salvare gli spagnoli. Era un modo per ringraziarli, per trasmettere loro l’infinita gratitudine.

Da qualche giorno, pur con l’allentamento decisivo e la caduta di molte restrizioni sulla libertà di movimento, a seguito della caduta di contagi e di vittime per il virus, a Madrid nei quartieri più centrali e benestanti, si sta alzando una protesta sempre più composta e insistente. Si inizia con la tipica cacerolada con pentole e martelli, ma poi arrivano gli slogan contro il Governo del socialista Pedro Sánchez in tandem con Pablo Iglesias leader di Podemos, entrambi colpevoli di avere fatto molto poco, per contenere i contagi, ignorando gli avvertimenti dell’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità).

L’epicentro delle proteste è il quartiere di Salamanca, un barrío  ricco, dove si presume che ad architettare la protesta possa essere stata la destra spagnola. I suoi  bei palazzi del quartiere e i negozi sfavillanti di opulenza fanno sì che il quartiere è soprannominato “la milla de oro de Madrid”. Da qui le caceroladas si sono spostate dal balcone alla strada, diventando vere manifestazioni che le tv spagnole hanno ripreso.

Alla base di questo rigurgito di proteste, prima era stato il mancato passaggio di Madrid dalla fase 0 alla fase 1, a differenza di altre città spagnole. Per supplire a questo – che comunque dipenda da alcuni severi requisiti dettati dalle autorità sanitarie – il Governo ha votato, pochi giorni fa, un decreto speciale per attribuire alla capitale di Spagna una fase intermedia, una fase 0,5, anche se a Madrid, purtroppo, i contagi sono lievemente aumentati.

Da allora, ogni sera si sono formate concentrazioni di alcune centinaia di persone con bandiere spagnole e pentole in mano, che al grido di “libertad!” hanno manifestato nella centrale calle Núñez de Balboa.

Le proteste sono cresciute quando il Governo centrale ha detto nuovamente di “no” alla richiesta del Governo regionale di Madrid (guidato dalla destra), di passare alla “fase 1”, un nuovo livello di allentamento delle restrizioni nel quale si trova ormai il 70% degli spagnoli.

L’autonomia di Madrid è la  più colpita in Spagna dall’epidemia, e il Governo centrale ritiene ancora prematura l’apertura di bar all’aperto e la possibilità delle riunioni con amici e familiari previste dalla fase fase 1. La Comunità di Madrid è amministrata dal Partito Popolare di Pablo Casado e dagli indipendenti di centro destra catalani Ciudadanos. Il governatore Isabel Ayuso vuole invece riaprire tutto ed è arrivata a minacciare poi presentare le dimissioni, respinte.

Il “no” di Pedro Sánchez alla regione madrilena secondo la destra sarebbe una strategia dei Socialisti e di Podemos per causare la rovina economica dell’autonomia. Ora i socialisti e la sinistra accusano la Ayuso di aver fomentato le proteste con questa falsa affermazione.

Uno degli slogan più ripetuti in queste proteste è “libertad!” e “gobierno dimisiòn!”. Le proteste sono cresciute ulteriormente nello scorso fine settimana, quando il Governo centrale ha detto nuovamente “no” al passaggio di Madrid nella fase 1. Da lunedì 18 maggio, il 70% degli spagnoli è entrato in fase 1, mentre Madrid, Barcellona e la Castilla y León restano ancora in fase zero con ampie limitazioni alle libertà di movimento.

Nello scorso fine settimane che, per la festività di San Isidro  doveva ospitare la leggendarie Feira, quasi non celebrata, ma ridotta all’osso per la paura di contagi, ci sono state molte proteste contro il Governo. Si è unita anche la zona di La Moraleja, un quartiere non centrale, ma a Nord, abitato da famiglie molto benestanti. Insomma, protestano i madrileni benestanti, quelli di destra, proprietari terrieri, ad di piccole e medie imprese cui il lockdown sta creando seri problemi di liquidità.