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Un professionista che non apporta soluzioni è parte del problema.

Madrid, dopo il fallimento all’investitura, domina la frustrazione

C’è un clima di sbigottimento frustrazione a Madrid nei giorni che seguono la mancata investitura a premier di Pedro Sánchez. La politica spagnola sembra ferma la palo, col rischio di dovere chiedere una nuova consultazione elettorale (la quarta in quattro anni) agli spagnoli che si aspettano invece di vedrai guidati da un nuovo e stabile Governo.

Oltre la preoccupazione, quel che brucia di più a sinistra è il non avere saputo cogliere l’occasione di una coalizione di governo progressista, che potrebbe non tornare a ripresentarsi. I quotidiani spagnoli ricostruiscono le ultime ore di una trattativa partita tardivamente e male. La responsabilità è di entrambi i protagonisti di questa storia, di Socialisti e Podemos, incapaci di arrivare ad un’intesa. Anche se non equamente ripartita, perché il candidato a presiedere il governo ha il dovere di ricercare il consenso per essere eletto. E invece Sánchez si è presentato alla sessione d’investitura con solo un voto in più dei 123 che gli garantiva il gruppo socialista. 

Si moltiplicano gli appelli di Podemos ai socialisti per riprendere il dialogo, disponibili a ricominciare le trattative da zero, anche a cedere su quello che fino a qualche giorno fa sembrava impossibile. Il malessere nella formazione viola è evidente, in difficoltà il rapporto con i soci di Izquierda Unida e dei Comuns: sono stati a un passo dalla vittoria che avrebbe significato la loro presenza per la prima volta nel governo progressista del Paese, ma non hanno saputo misurare il rapporto di forza tra le parti. 

Sánchez ha dichiarato che non getterà la spugna, che tornerà a presentarsi per formare un governo. I socialisti fanno appello a destra e a sinistra, ripropongono la via portoghese, considerano esaurita l’ipotesi di una coalizione di governo. Ciudadanos e il Pp si preparano a reggere le pressioni  per facilitare un governo con la loro astensione. Sánchez è l’unico candidato che può coagulare attorno a sé una maggioranza di consensi. Ma il cammino è più in salita di quanto non fu mettere insieme i voti per far fuori dal governo il popolare Mariano Rajoy.